+++++
È bello rimanere fedeli ai propri propositi, soprattutto quando non costano sforzo. A rischio di sembrare noioso e assomigliare a Paperon de Paperoni quando narra le sue avventure nel Klondike o il Numero Uno del gruppo T.N.T., le riassumo per i più distratti: dal dicembre del 2011, cioè da quando sono diventato un felice possessore di un lettore Kindle, mi sono ripromesso di acquistare libri di carta solo se osservano questi tre requisiti:
-sono pubblicati da un esordiente
-sono pubblicati da una piccola casa editrice
-sono graphic novel
Quando tutti e tre i requisiti sono osservati in pieno, è il massimo.
Stava andando tutto bene, ero sopravvissuto a qualche tentazione, poi sono arrivato davanti al piccolo tavolino della Watson Edizioni, con le sue copertine ad alto tasso ‘colorico’. Invitanti, maledizione!
Una voce mi ha parlato, mi ha detto qualcosa e probabilmente illustrato l’ultimo libro edito. Io devo aver risposto e la stessa voce ha proseguito:
“E se vuole, di questo libro c’è anche l’autore qui presente”.
Ho sfogliato gli altri ma non ci ho pensato molto, subito dopo ho detto:
“E allora prendiamo quello dell’autore!” che guarda caso, si intitola “La Voce”.
Lui è Paolo Forteleoni, indubbiamente simpatico visto il nome, indubbiamente sardo, come gli ho detto, sebbene sia troppo alto rispetto la statura standard degli isolani. Ha scritto questo libro che strizza l’occhio ad autori di fama ma invece di svolgersi a Milwaukee, Amityville, Dunwich, è ambientato in un paese del nord della Sardegna.
In altre parole, la rappresentazione del Bene e del Male, una distinzione netta, anche se talvolta quello che ci rappresenta è il grigio, un confine ampio, ricco di sfumature, come si ritrova scritto tra le pagine:
Non conosco molto la letteratura di genere horror e mi è difficile avere confronti o termine di paragone. Quello che ho notato in Paolo Forteleoni è la sicurezza nella scrittura che ha bisogno solo di essere bilanciata. Certo, le liste della spesa aggiungono contenuto ma ho conosciuto solo una persona capace di stilarle senza perdere ritmo ed era Stieg Larsson, liste che subito dopo venivano ribaltate con un’azione forte. In questo caso, le immagini splatter o gli avvenimenti soprannaturali non sono abbastanza carichi di tensione per fornire quel contrasto che dà dinamismo alla narrazione.
Invece una scena apparentemente calma, come quella in cui Amilcare fa il bagno al mare con il nipote, mi ha fatto alzare la coperta fin sotto il naso, incrociare le dita dei piedi e dire: “fa che non succeda, ti prego, no…”. In queste pagine, almeno nei miei confronti, ha colpito il segno.
Ma dimenticate la Sardegna da cartolina. Sì, c’è il mare davanti al quale Asia, una vecchia amica di Amilcare si commuove ma c’è anche Olbia in perenne costruzione e poi case che risalgono ai tempi dei Savoia, con le porte che scricchiolano. Ci sono feste alcoliche ma soprattutto La Voce.
Quando ne sentite una fate attenzione, potrebbe essere quella della cassiera del supermercato, quella di Trenitalia…ma anche no.
Pagine: 168 pp, copertina flessibile
© Paolo Perlini