Non vi è mai successo di mettere ordine nella vostra libreria, di osservare i libri, spolverarli, sistemarli per collana, colore, grandezza, autore, casa editrice? Di prendere alcuni libri e regalarli alla biblioteca di quartiere, venderli o bruciarli?
Soffrite ancora per i libri che avete prestato e non sono più ritornati? Ma soprattutto, vi siete mai chiesti la fatidica domanda:
“Se dovessi andare in un’isola deserta, quali sono i dieci libri che porterei con me?”
Ecco, come ho detto in passato non so se riuscirei ad arrivare a dieci. Tanti libri che mi sembravano fondamentali, bellissimi, insostituibili e che avrei nascosto sotto il materasso, adesso li trovo insignificanti. Poi ce ne sono altri che maturano nel tempo e ogni volta riescono a sorprenderti.
E così, ogni tanto mi soffermo davanti alla libreria e come un gerarca nazista punto l’indice verso il dorso dei volumi e dico: “tu, tu, tu, tu, tu…eliminati!”
L’altro ieri, mentre cercavo un libro di cui non ricordo il titolo e nemmeno l’autore, un libro che ripetutamente cerco e mai troverò (forse ce la farò se decido di smontare la libreria. Allora sì, lo troverò dietro, incastrato in una spalla, a livello del battiscopa) mi sono reso conto che in mezzo a questa montagna di carta mancano tanti libri della mia infanzia, quelli che mi fecero vivere qualche avventura e sognare. Mancano quelli che rappresentarono una delle prime serie per ragazzi: I Tre Investigatori.
Ricordo di averne letti tanti e altrettanti me li prestò il mio amico Roberto che condivideva con me questa passione. I libri erano firmati da Alfred Hitchcock ma nella quarta di copertina compariva il nome del vero autore.
Di cosa parlavano? Questo è il bello, non lo ricordo. Ho solo qualche spunto, dei flash, immagini di un giardino e di una casa e poi un individuo misterioso. Poca cosa. Wikipedia mi viene in aiuto:
“I tre investigatori sono degli adolescenti californiani, Jupiter Jones, capo indiscusso del gruppo, grassottello, molto acuto e intelligente, Pete Crenshaw, alto e atletico, spesso utilizzato per missioni e indagini sul campo, e Bob Andrews, l’intellettuale del terzetto, spesso dedito a ricerche d’archivio.
Quasi tutte le storie si svolgono nell’immaginaria località di Rocky Beach, piccola cittadina sulla costa della California, situata nei pressi di Hollywood, con qualche incursione in altre zone degli Stati Uniti, come il Nuovo Messico.
Ben caratterizzata è la base operativa del terzetto, situata all’interno della Bottega del Recupero dello zio di Jupiter Jones – Titus Andronicus Jones – in una roulotte nascosta fra merci di ogni genere.”
Cercando informazioni in rete scopro che esiste un sito, I Tre Investigatori con tutte le copertine, trame, casi risolti, vendita e acquisto di copie, pagine social. Dicevo che ne avevo letti tanti ma dovevano essere stati al massimo trenta, perché queste furono le traduzioni delle quarantatre originali, tutta stampate da Mondadori per la collana “Il Giallo dei Ragazzi”. Erano comunque tante letture per un ragazzino delle elementari.
Dopo aver visto le copertine su questo e altri siti, se chiudo gli occhi riesco ancora a percepire l’odore della carta, a disegnarne il formato con il palmo della mano. Ne sento l’odore.
Adesso ho quasi la tentazione di cercarne uno e rileggerlo, per vedere se mi torna in mente qualche episodio, se riesco a rivivere sul serio qualche emozione. Ma sono pure contento che nessuno di questi volumi si trovi nella mia libreria: non mi trovo costretto a dire: “tu, tu, tu, tu…eliminati!”
© Paolo Perlini
L’immagine per l’articolo è stata realizzata dal sito dedicato ai Tre Investigatori di Tunnel Two