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di Paolo Perlini
Questo non è solo un libro per tecnici o musicisti. È anche un thriller avvincente, il racconto di come il temperamento equabile, quel particolare sistema di intonazione degli strumenti che permette la suddivisione di un’ottava in dodici semitoni uguali, sia riuscito ad imporsi gradualmente.
Il sistema che ha permesso lo sviluppo della musica d’arte nel mondo occidentale, e che ha reso il moderno pianoforte lo strumento più versatile e completo.
Un’esauriente spiegazione è presente su wikipedia.
Non è stato un cammino semplice ma una dura battaglia che ha visto scendere in campo Leonardo da Vinci, Galileo, Keplero, Cartesio, Newton, Rousseau e Diderot. Una scelta che ha avuto interconnessioni con le arti figurative e le grandi vicende politiche dell’età moderna.
In altre parole, la musica come la conosciamo noi è un compromesso, una convenzione musicale che si è imposta solo alla fine del ‘700 con appunto il cosiddetto temperamento equabile. Questo ha richiesto rinunce un tempo inimmaginabili ed ha imposto agli strumenti musicali la perdita del suono “puro”, tutto a favore di un sistema di accordatura impreciso, ma diventato universale.
È un libro ricco di aneddoti e curiosità, fra le quali si può leggere, riferito a Leonardo da Vinci: “anche faccende più frivole potevano impegnare le sue capacità di risolutore di problemi. Una volta, trovandosi in un bordello, fu così colpito dall’irrazionalità della disposizione dei locali da schizzare lì per lì un nuovo progetto che prevedeva un intricato sistema di corridoi che avrebbero permesso ai clienti di scivolare dentro e fuori senza farsi no.
E che dire “del giovane pittore aretino Bartolommeo Torri, che tenne alcuni arti in putrefazione sotto il suo letto finché l’odore non invase tutta la casa”?
E poi la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze: un’ipotesi fantasiosa “suggeriva di riempire la chiesa con una mistura di terra e monete; gli operai avrebbero potuto salirvi sopra per costruire la cupola, e a lavoro finito i ragazzini di Firenze sarebbero stati lieti di portare via la terra per ricuperare le monete”.
Ma che c’entra tutto questo con la musica? Niente, è la musica che c’entra con tutto questo.