Il primo romanzo di Mattia Grigolo ci parla di padri, di figli, e di colpa. Ma soprattutto di un paese carnefice. Chi ci ha vissuto lo sa bene: ogni paese è infelice a modo suo.
Ce ne parla Maria Teresa Renzi-Sepe
Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, scrisse Tolstoj. Questo è vero anche per i paesi, come quello di Gente alla buona il nuovo romanzo di Mattia Grigolo per Fandango Libri.
A metà degli anni ’90, due omicidi sconvolgono un paesino della Bassa padana. Inspiegabili e poco chiari: un ragazzino e un adulto. Tre ragazzi e tre padri – amici fra loro – sono, in un modo o nell’altro, coinvolti. In Gente alla buona si aggrovigliano non solo vite e fatti, ma tempi – gli anni ‘60, ‘80, ‘90 e il 2019. Si intrecciano parole in vertiginosi dialoghi, incorniciati da descrizioni asciutte ma potenti.
Mattia Grigolo pubblica il suo primo romanzo dal sapore “raccontistico” che lo caratterizza. Dopo La raggia, novella edita da Pidgin, torna a parlare dell’ereditarietà delle colpe, da padre a figlio e viceversa. Soprattutto viceversa, perché in questo romanzo non ci sono vittime e carnefici. Sono tutti molto umani, pure nella tragicità delle loro azioni o degli eventi. L’unico personaggio verso cui l’autore sembra puntare il dito è il paese, forse il protagonista della storia. Nei paesi ci si conosce tutti e perciò certe cose, certi fatti morbosi o dicerie, fanno fatica a venire fuori. Tutti sanno, ma nessuno dice, altrimenti il paese imploderebbe. Altrimenti finirebbe tutto.
E allora il paese diventa colpevole, una nebbia tossica, un freddo gelido e non perché siamo nella Bassa padana: il paese, come tutti i paesi, alla fine è lui che ti soffoca, è una stanza, come recita la quarta di copertina. Chi ci ha vissuto lo sa bene: ogni paese è infelice a modo suo.
Titolo: Gente alla buona
Autore: Mattia Grigolo
ISBN: 9788860449832
Collana: Fandango Libri
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