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Un documento che annuncia la fine del mondo nel 2050. Un esempio di speculative fiction dal Sudafrica.
Recensione di Chiara Bianchi
Pidgin esce con una nuova collana dal nome curioso Mangrovie. Esse in natura costituiscono una fitta vegetazione, con radici aeree che si allungano nel tentativo di raggiungere l’acqua del mare. Simbolo di forza e resistenza, queste radici, in balia delle maree, sono creature ibride che vivono tra il mondo terrestre e quello acquatico del continente africano.
Il primo titolo è Triangulum – tradotto da Stefano Pirone – di Masande Ntshanga un giovane scrittore sudafricano che, con i suoi due romanzi, ha già destato l’interesse della critica e dei premi letterari (Pidgin ha già pubblicato il suo primo romanzo Il reattivo, 2017).
La prefazione è una lettera scritta dalla dottoressa Naomi Buthelezi dal 2043. Ha tra le mani due manoscritti ritrovati che parlano di esistenza di extraterrestri e di un progetto atto a far finire il mondo conosciuto.
«Non si poteva affidare il nostro futuro agli strumenti del potere. Il nostro obiettivo» dice la dottoressa alla fine della sua lettera «è invece quello di trasmettere il nostro messaggio alla popolazione, anche se non sappiamo come si svolgeranno gli eventi e se sopravviveremo o meno. La scelta è nostra. In fin dei conti, la mittente ha inteso quest’opera come destinata all’umanità ed è quindi giusto che io concluda con le sue parole. Il messaggio che desidero trasmettere non è complicato. Esiste davvero una forza più potente del genere umano. Io l’ho accettato e non so molto altro.»
Le premesse sono allettanti.
Quel che incontriamo nella prima parte di tre del romanzo è la voce diaristica di un’adolescente alla fine degli anni Novanta del Novecento. Con le sue turbe sessuali, gli amici, un disturbo della personalità, una madre scomparsa nel nulla e un padre molto malato. Ma non è tutto, si alternano trascrizioni di registrazioni della stessa ragazza senza nome provenienti dal 2002, tra maggio e giugno.
Cercando di ricostruire la storia ci si rende subito conto che le strade possibili sono davvero tante. Temi come l’apartheid in Sudafrica, la colonizzazione inglese, l’identità, la malattia mentale, l’amore e l’amicizia e finanche il senso di famiglia, si amalgamano e a noi non rimane che seguire il mistero: ci sono delle ragazze scomparse, una madre scomparsa e una macchina che appare sul soffitto e le mostra un triangolo.
La seconda parte, scritta dal 2025, si inerpica nella relazione tra la protagonista e la sua D., una donna problematica, che le apre le porte dei Ritornanti, un gruppo eco-terroristico che lavora contro il governo.
Questa è la parte più succosa dell’intera storia, dove azione e mistero si alternano e chi legge va in cerca di risposte ai quesiti aperti nella prima parte.
Nella terza si torna al 2002 alla voce narrante adolescente, al momento in cui con i suoi compagni di avventura pensa di aver capito come risolvere il mistero del triangolo.
Questo è il mio tentativo di spiegare una trama che conta molto meno dell’esperienza di ricrearla e metterla insieme durante la lettura.
Con la sua prosa lineare, semplice e poetica Ntshanga maneggia la speculative fiction fino a renderla materiale di osservazione oltre la storia in sé. Mentre siamo intenti a seguire le vicende della giovane voce narrante e delle sue amiche, ci parla di un continente e della sua disfatta (che riguarda il mondo intero), di disastri ecologici e di pericoli imminenti. Lascia il mistero appena fuori la vista, per permetterci di immaginare come risolverlo, anche solo momentaneamente. Un romanzo che ti spinge a tornare alla pagina iniziale per ricominciare da capo e cogliere altri pezzi di un puzzle che può apparire incompleto.
«Il punto è che l’umanità non potrebbe sopravvivere a un ritorno della natura, anche se lo volesse. […] Il percorso a ritroso porta all’estinzione.» (pag. 186)
Autore: Masande Ntshanga
Titolo: Triangulum
Traduzione: Stefano Pirone
Editore: Pidgin
Pagine: 300
Pubblicazione: 2023
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