Sarah Gainsforth | Abitare stanca. La casa: un racconto politico

Sarah Gainsforth | Abitare stanca. La casa: un racconto politico
Sarah Gainsforth - Abitare stanca. La casa: un racconto politico
L’urbanistica, la rendita e la proprietà. La storia personale. Ma, di chi è la terra?

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di Chiara Bianchi


Non è solo un saggio, perché è anche pop. Alla ricerca documentale sulle vicende della storia dell’urbanistica anglosassone e italiana si affiancano le vicende familiari. Abitare stanca di Sarah Gainsforth esce per Effequ nella collana SaggiPop e ci prepara a una lettura interessante, complessa e sfaccettata, proprio come la natura conformativa del libro stesso. La storia della famiglia Gainsforth è ricca di spostamenti, migrazioni, partenze, arrivi, dubbi, domande. È soprattutto una storia popolare di ribellione all’accentramento della ricchezza, della rendita e della proprietà.
C’è stato un tempo in cui possedere una casa di proprietà era impensabile, perché non necessario. In Italia, nelle grandi città come nei piccoli borghi, il processo di industrializzazione post-bellico degli anni Sessanta ha innescato, senza mezze misure e controlli, il mito della casa di proprietà.
Le persone hanno iniziato a guardarsi intorno e, grazie al nuovo potere d’acquisto, hanno pensato di attivare il meccanismo della proprietà rompendo la solidarietà delle classi sociali.
Affitti equi non ce ne sono più. E le città, oggi, sono formicai costosi e irraggiungibili. Il divario tra ricchi e poveri si allarga, lo Stato è sempre più assente nelle politiche sociali e i privati riempiono le proprie tasche di soldi provenienti dai fondi pubblici – che per la maggior parte dei casi vengono sfruttati per un’edilizia ricca e inaccessibile.
Quando si è iniziato a credere nella proprietà come salvagente sociale si è preferito far indebitare con le banche anziché credere e spingere verso affitti calmierati, efficaci per tutti.
Intanto avanza lo spettro della speculazione.
Avete mai fatto caso al numero di appartamenti vuoti nei centri delle città? Ecco, in Italia, la casa è un bene intoccabile. Anormalità democratica che offre l’immagine della casa non come bene necessario, come il pane, bensì come merce che si vende al metro quadro a prezzi salatissimi.
Lo spazio fisico della casa viene meno. Non è più il luogo dove riunire la propria sfera affettiva, ma diventa il manifesto delle disparità economiche e sociali, ostacolo per lo sviluppo della vita dei giovani precari.
C’è stato anche chi ha dato la colpa all’architettura. Per aver creato quartieri dormitorio, ghettizzando intere fasce sociali. Ma la colpa è di tutti, nessuno escluso.

«Tutti volevano abitare in una casa popolare» sostiene la madre di Gainsforth. Poi le cose sono cambiate perché avere una casa di proprietà è diventato sinonimo di dignità e orgoglio. E così, abitare in una casa popolare è diventato a sua volta sinonimo di povero. Ma se ci fosse il lavoro pagato, gli affitti sarebbero bassi, allora non ci sarebbe necessità di indebitarci per comprare una casa.
La politica non ha saputo in nessun tempo lottare per il sociale, per il patrimonio pubblico che viene costantemente svenduto e lasciato nelle mani dei privati. Le città si trasformano, senza cura per la dignità dei suoi abitanti. Tra piani regolatori e decisioni prese senza interpellare i diretti interessati, continueranno a sorgere, fino alla prossima inevitabile crisi immobiliare, quartieri gentrificati i quali, pensati idealmente per i cittadini, hanno costi di gestione e di rendita altissimi che rendono impossibile qualsiasi tipo di convivenza tra ricchi e poveri.
Lo Stato ha abbandonato i cittadini e, nel cedere alla politiche liberali, ha ingannato il popolo. Ma questo lo sappiamo già, e allora come uscirne?

Perché un sistema in cui il costo della casa condiziona tutto il resto è una trappola.


Abitare stanca
La casa: un racconto politico
Di: Sarah Gainsforth
Collana: Saggi Pop
ISBN: 9791280263193
pagine: 296

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