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Carlo Sperduti ci invita a scoprire di cosa si parla quando si parla di cosa si parla.di Paolo Perlini
Questa raccolta di Carlo Sperduti è divisa per temi: della soglia; del corpo, dello spazio, del tempo; della parola. Scritti in gran parte tra il 2018 e il 2019, alcuni sono brevissimi, di poche righe, altri sono di più ampio respiro. Racconti che ti lasciano in bocca un gusto contrastante, come una conserva di zucchine in agrodolce: ti inquietano e ti strappano un sorriso.
Sensazione che si prova in abbondanza nella seconda parte, dove l’autore si diverte a giocare appunto con il corpo, lo spazio e il tempo, ben espresso nel racconto Differita.
Il fatto è che io vivo tra un minuto, o tu un minuto fa, come preferisci. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ma è così. La cosa non è facile da gestire: per parlare con te devo ricordare cosa dicevi precisamente sessanta secondi fa, ogni volta, per ogni singolo scambio di battute. Quando sei già sulle scale ti stai allacciando le scarpe in camera da letto e mi chiedi se preferisco andare a piedi o in auto. Ancora un minuto prima ho incominciato a contare – non faccio altro che contare e immagazzinare e incrociare dati – e sulla seconda rampa ti dico che mi andrebbe una passeggiata mentre tu completi il nodo e per le scale mi dai un bacio. Parli poco e questo è un bene, ma sono stanca in ogni caso. Hai presente quando facciamo l’amore? So che inizi ad ascoltarmi solo adesso, ma io vedo già la tua faccia. Mi prendi per matta, invece sono bravissima e costante. Se sono riuscita a sopportare, e a non tradirmi per due anni, è perché ti voglio bene, davvero. Ma la mia vita è questa, fra un minuto, e la tua quella, un minuto fa. Ecco, fra un minuto, adesso, ti sarai messo a piangere. Lo so, è doloroso, ma io merito qualcuno che viva al massimo dieci secondi fa e tu qualcuno che viva un minuto fa, come te, o magari trenta secondi fa, o fra trenta secondi, per dirla dal tuo punto di vista.
Per questo – ti prego di accettare la mia decisione, di comprenderla – fra un minuto ci diremo addio.
Il mio preferito è brevissimo, quasi una poesia.
Il nostro riposo
Rimane difficile, come quando non sapevamo perché, andare a dormire. Non abbiamo altre cose da fare e non sappiamo – lo sappiamo eccome, mentre il lenzuolo ci copre – che cosa accadrà da qui al risveglio.
Altri scampoli di poesia si ritrovano in tutti i racconti, anche quelli che sembrano esercizi di stile, e richiamano Calvino e Cortázar. Racconti senza trama che analizzano situazioni, le fotografano in profondità, le vivisezionano come se fossero viste da un alieno appena piovuto sul nostro pianeta.
È questo lo stile di Carlo Sperduti, una narrazione che tende a togliere per dire l’essenziale, a raccontare anche quando non c’è storia, a scoprire di cosa si parla quando si parla di cosa si parla.
Titolo: Le regole di questi mondi
Autore: Carlo Sperduti
Editore: pièdimosca
Pagine: 152
Pubblicazione: 3 giugno 2022
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