Un romanzo di “trasformazione”, dove tutto e tutti appaiono diversi da quello che sono.
di Paolo Perlini
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Federico Leone, un uomo dai nobili ideali e di gran cuore, durante la guerra riesce a salvare le vite di una ricca famiglia di Bressanone, gli Hofer. Tiene occupati i tedeschi mentre gli Hofer riescono a nascondersi, e seppur ferito, sfugge alla cattura. Ma il suo eroismo non viene premiato dalla vita: nel 1949, mentre sta viaggiando con la giovane moglie Elena Bentivoglio, subisce un incidente. Lui muore sul colpo, e lei, che in grembo porta un bambino, riesce a dire solo due parole:
«Chiamatelo Michael».
I coniugi Hofer, Esmeralda e Gustav, lo adottano e lo fanno crescere in un ambiente protetto, all’interno di una villa a tre piani costruita nel mezzo di una vasta tenuta di proprietà. Un’area curata dal custode Mario Lucenti, uomo che non dispone della parola ma di grandi insegnamenti, e dal suo aiutante Filippo Dimitri, malizioso, scaltro e di dubbia moralità.
Nella villa, tra la servitù spicca Elvira e poi sua figlia Camilla.
Ci vuole poco perché tra Camilla e Micheal sbocci un sentimento più forte dell’amicizia.
Purtroppo, come nelle migliori tradizioni, questo è ostacolato dalla madre Esmeralda che per il figlioccio ha ambizioni più grandi, fra queste, agevolare il suo percorso artistico. Micheal infatti, oltre a essere un amante dell’arte, è un pianista pieno di talento. Dove non arriva il fascino, sono le melodie che scaturiscono dal pianoforte a toccare il cuore delle donne che incrocia lungo il cammino.
Ma lui, che dell’amore conserva un sentimento puro, non riesce a distogliere il pensiero da Camilla e la sua mancanza non fa altro che aumentare l’amore che prova per lei.
Nel frattempo, dentro alla villa, come una coltre di cenere mal sopita, si muovono personaggi all’apparenza genuini, uomini che cercano di concludere con il signor Hofer un affare riguardante una preziosa tela.
Fino a quando, come nei più classici gialli del delitto della camera chiusa, non avviene un omicidio la cui soluzione è inspiegabile.
La famiglia Hofer, di Mr. Rosolino, è un romanzo per gli amanti delle storie che orbitano intorno a una famiglia, per chi ha il cuore che palpita anche solo dopo aver ascoltato tenere parole e per chi gradisce un po’ di mistero.
È meritevole l’impegno dell’autore: in seguito alle critiche costruttive che riceve, si sforza continuamente di migliorare il proprio romanzo. Infatti, quest’ultima versione è ben diversa da quella iniziale, della quale alcuni avevano lamentato la presenza di scene di sesso troppo esplicite.
Qui l’amore è quasi sublimato, irraggiungibile e Micheal, alla fine, lo riassume in un ritratto che contiene tutti i pregi e i difetti delle donne della sua vita.
Micheal puntava il telescopio sulla prima stella che appariva nel cielo e Camilla sussurrava con lo sguardo trasognato:
«È la nostra porta verso l’infinito».
“È la nostra porta verso l’infinito” risuonava nei pensieri di Micheal.
La passione che ci mette Mr. Rosolino nel migliorare il proprio romanzo lo fa assomigliare al protagonista Micheal, il quale, riconoscendo i propri difetti, ne fa tesoro e si trasforma in un uomo nuovo.
E quindi ci troviamo di fronte a un libro che cresce e si trasforma grazie all’apporto costruttivo dei lettori.
Titolo: La famiglia Hofer
Autore: Mr. Rosolino
Editore: Independently published
Pagine: 243
Pubblicazione: 2 dicembre 2019
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