Da bambina Guadalupe Nettel veniva paragonata ad uno scarafaggio per la sua postura. Di questo la piccola Nettel ha subito colto i pregi, e crescendo ha sviluppato la tipica corazza dell’indistruttibile insetto: ce lo racconta in questo breve ma intenso memoir.
di Christina Bassi+++++
Guadalupe Nettel è ormai, per noi di CrunchEd e non solo, una certezza. Ci basta leggere di una futura pubblicazione per cominciare a scalpitare. In questo caso, dopo l’incredibile successo di due raccolte di racconti, Bestiario Sentimentale e Petali, e un inquietante quanto magistrale romanzo breve, La nuova Frontiera pesca dal mazzo un vecchio titolo, già uscito in Italia nel 2014 ma finito fuori catalogo, e che decisamente merita uno spazio tutto nuovo: sto parlando di Il corpo in cui sono nata.
«Il dolore rimane nella nostra coscienza come una bolla d’aria con l’interno intatto, in attesa di essere evocato o, nel migliore dei casi, tirato fuori».
In questo romanzo breve la Nettel parla di sé, della sua famiglia e della sua infanzia, in quella che ad una prima occhiata potrebbe facilmente essere scambiata per un’autobiografia. Tuttavia oltre all’abilità della Nettel di rendere immediatamente vicina e condivisibile qualsiasi esperienza, si aggiunge un diverso protagonista: il corpo. Comincia tutto dal racconto di un suo difetto di nascita che nel tempo l’ha portata a sviluppare prematuramente una cataratta. Tutti gli sforzi, gli esercizi, le attenzioni portate avanti dai suoi genitori per preservare il funzionamento dell’occhio sono, per la giovane Nettel, noiosi e insensati: non è ancora in grado di capire come il corpo le permetta di godere della vita, ma lo capirà molto presto, con le prime esplorazioni sessuali in solitaria. In seguito a queste, chiaramente, arriveranno anche le attenzioni non richieste da parte degli uomini, e le discriminazioni in quanto portatrice di caratteri sessuali femminili.
Il racconto di Nettel scorre fluido, procede linearmente dagli anni dell’infanzia a quelli dell’adolescenza esaminando il rapporto con la figura paterna, sfuggente, misteriosa, e quello con le due figure femminili predominanti (ma non le uniche) della sua vita, la madre e la nonna. Nei vari trasferimenti da una casa all’altra e da uno Stato all’altro, acquisisce di volta in volta più consapevolezza di se stessa, dei propri desideri, delle pulsioni, e viene guidata di volta in volta da figure istrioniche che le aprono porte sulla trasgressione o sui sentimenti.
Un alone di mistero, come sempre, è presente: Nettel scrive come stesse facendo un monologo, e la sua interlocutrice è una dottoressa-fantasma che non prende mai la parola: alla fine viene anche il dubbio che non ci si trovi davanti a un racconto onesto e puntuale, e come sempre Nettel ci lascia con queste domande in sospeso.
Titolo: Il corpo in cui sono nata
Autrice: Guadalupe Nettel
Casa Editrice: La nuova frontiera
Pagine: 192
Pubblicato: 24 febbraio 2022
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