Neroconfetto di Giulia Sara Miori
Una scrittura liberatoria che indaga situazioni e condizioni umane femminili con sensibilità e grottesca inquietudine
di Chiara Bianchi
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Quella sera la ricordo benissimo. Tutto mi sembrava ancora possibile, e quando lei mi ha chiesto di andare a dormire a casa sua ho pensato che non mi importava se stavo male, e che se quello era il prezzo da pagare per stare con lei, allora l’avrei pagato volentieri. Mi sono addormentata nel suo letto, con Noemi che mi accarezzava i capelli.
Laura, Clara, Alice, Greta, Emma, Camilla, Lucille, Trenta, Lara, Marilena, Alma, Isabel, Nora, Alba, Sofia, Dora, Noemi, Mara, Claire, e poi tutte le voci femminili in prima persona, quei personaggi maschili marginali eppure definitivi, le bambine e le bambole.
In ventuno racconti, Giulia Sara Miori e Racconti edizioni ci presentano un corollario di personaggi e situazioni quotidiane, queste ultime, spazzate via da un uragano, una crepa in espansione fino a sprofondare nel lato oscuro che si cela in ogni creatura vivente.
Neroconfetto ci mostra sin dal titolo il dolce e l’amaro della tormentosa avventura che è, è stata o sarà, la vita di ogni protagonista.
L’universo femminile viene indagato, rivoltato come un calzino, preso a schiaffi dall’infelicità che regna sul corpo femminile come accade in La clinica o in Alice nei quali i canoni di bellezza rendono evidente la perdita d’identità della donna in nome del dio corpo; ottenebrato dall’inquietudine, questo universo, vede la maternità come un salto nel vuoto, la perdita di un equilibrio già precario, il cui frutto è un essere estraneo, lontano dall’immagine concepita e difficile da accettare, come in La culla. La figura della madre apprensiva e ossessionata dal proteggere la sua bambina, colma in un definitivo senso di colpa, deviante e spinto dai preconcetti della società, di cui siamo impregnati è il tema di Candeggina.
Esclusività, inclusività, bullismo, estraneità, distanze sono raccontati nelle immagini delle amicizie adolescenziali: in Per sempre e in Camilla la ricerca dell’anima gemella amicale e l’illusione che sia altro, l’esclusività dello stesso sentimento che si distrugge col tempo, dopo aver annientato prima se stesse.
E poi ci sono gli oggetti a determinare il momento esatto del cambiamento, in Occhiali è evidente quanto questo oggetto sia il mezzo per arrivare al fine.
Insetti è il racconto più kafkiano della raccolta, un gran bel lavoro di sovrapposizione di razze e specie per descrivere l’essere umano. Winnie, invece, è il racconto horror per eccellenza. Abbiamo una bambina e una bambola che attraversano il freddo dei dialoghi spezzati con la madre, poi il gelo della strada, il momento del ripensamento e quello della verità.
L’aereo e Il colloquio raccontano di tempi e spazi che non sempre coincidono, colmati di ansie e false speranze. E parlano anche di morte alcuni di questi racconti, come L’incidente nel quale una ragazza si risveglia nel cimitero di Trento.
Il femminile prende forma e si dipana nelle esperienze umane. Viene smorzato da un sottile sarcasmo, e segnato dal passaggio dell’imprevisto, dell’irrimediabile, dell’oscuro, del grottesco, talvolta magico, rappresentati nei finali di ogni racconto.
Miori con una scrittura rapida, asciutta, scorrevole, dal lessico semplice, dai dialoghi precisi e vividi, mistifica il reale e lo rende scrittura liberatoria, espressione di pensieri e del corpo stesso. Utilizza gli oggetti come collante, le città come catapulte nel possibile reale, le relazioni come esempi di arrugginiti ingranaggi, di stanze vuote in cui solo l’eco, del più profondo essere, può udirsi.
Autore: Giulia Sara Miori
Illustrazioni: Valallart
Pagine: 261
Formato: 12×18
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