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Viviamo le nostre vite in una frenetica corsa in cui il tempo non risulta mai sufficiente, dobbiamo sempre essere attivi, produttivi e il mondo attorno a noi sembra condannare chiunque rallenti, ma cosa succede quando siamo obbligati all’inerzia del tempo/non tempo negli aeroporti?
Questo è quello che si chiede Lorenzo Foltran nel suo “Il tempo perso in aeroporto” edito da Graphe.it o, meglio, questo è l’argomento che da inizio alla riflessione che l’autore porta avanti nel corso di tutto il libro e che ha un unico grande protagonista: il tempo e la percezione che ciascuno di noi, specchiandosi in questo caso nelle parole dell’autore, ha del suo passaggio.
Il volume è una raccolta poetica suddivisa in tre sezione apparentemente a sé stanti: Giorni senza calendari; Sogni interattivi; Adesso; che analizzano e declinano il tempo in tre modi completamente diversi e complementari.
La prima sezione parla della lontananza, del perdersi in questa dimensione appannata, fatta di ricordi, di altrove nel tempo e nello spazio, fatta di quel senso che si cerca di dare necessariamente ad ogni istante della nostra vita.
Ma perché l’orologio si è fermato
in quel momento, in quel secondo?
Cos’è successo al tempo,sta finendo?
Qualche istante, tre meno un quarto,
Numeri, simboli, date s’affollano
per cercare il senso del fatto.
Un anno fa a quell’ora, quella volta
e il giorno mi sembra lo stesso.
Certo, mi sembra un senso del destino
affinché ne scriva al più presto.
Ma poi con l’occhio ancora sul quadrante:
è solo la pila, è finita.
Nella seconda sezione troviamo invece un qui ed ora, seppure fittizio, l’illusione di poter dominare il tempo, fermarlo e all’occorrenza ricominciare tutto da capo.
“Sogni interattivi” è la dimostrazione di come un vero poeta possa elevare con naturalezza persino qualcosa come i videogiochi alla “dimensione artistica”, videogiochi che la mentalità moderna relega al mero “perdere tempo”.
Essi infatti vestono una nuova forma estremamente artistica, una declinazione nuova della loro essenza che diventa poetica, esperienziale ed eterea, anche se fatta di descrizioni reali che solo un vero fan avrebbe potuto dargli.
The Legend of Zelda
Le gesta, la leggenda si ripete,
il mito che uguale a se stesso resta:
l’eroe e la principessa, la ricerca
di qualcosa diverso dal suo bacio.
Il ragazzo che parte e diventa uomo
dell’esistenza si domanda il senso,
piange la propria terra sulla strada
che lo porta alla fine del suo viaggio
senza l’abbraccio del ritorno a casa.
Altri gli accenti e la lingua ogni volta,
molti sono i villaggi e gli scenari,
i tempi del racconto, le incertezze,
i nomi, i ritmi, le ripetizioni,
gli intrecci della storia e i suoi silenzi.
L’ultima sezione è il ritorno alla realtà, all’ ”Adesso”, alla vita quotidiana fatta di ritmi frenetici, di levatacce, viaggi verso il posto di lavoro e giornate lavorative.
In questa sezione esplode il baratro, la sofferenza si fa reale, la realtà soffocante, la certezza che a questa vita non si possa sfuggire, non a questo tempo che fa di ciascuno di noi non persone ma mezzi di produzione, fagocitati, digeriti ed infine espulsi.
Il verme ci fagocita, ci mangia.
Arrancando secerne dalla bocca
costantemente bava, bile gialla.
Digerite le membra ci espelle
e continua nel solco che scava.
Sul finire del giorno cambia rotta,
si gira, torna indietro alla seconda
fase, alla digestione di ritorno.
Ingoia la poltiglia mattutina,
rimasta a macerare il pomeriggio,
quello che resta della prima corsa.
Nell’intestino l’ultimo passaggio
scinde, distrugge e assorbe la materia.
Poi rallenta, si ferma e ci defeca.
Autore: Lorenzo Foltran
Titolo: Il tempo perso in aeroporto
Editore: Graphe.it edizioni
Collana: Calligraphia [poesia], 22
Anno di pubblicazione: Aprile 2021
Prezzo di copertina: 10,00 €
Pagine: 102
© Nadia Caruso
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