Paolo Nori – Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij
Il racconto dell’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura russa, aspirante rivoluzionario, scrittore spiantato, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi.
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Edito Mondadori, pubblicato da pochi giorni, in "Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij", Paolo Nori ci parla a cuore aperto della sua ardente passione, la letteratura russa, e sceglie di farlo proprio attraverso la vita dello scrittore che lo ha iniziato, in tempi non sospetti.
Nori, classe ‘63, parmigiano doc, scrittore e traduttore di alcuni capisaldi della letteratura russa, a cui ha dedicato gli studi e la vita, come tutti i grandi Lettori, ha caro il ricordo del romanzo che gli cambiò la vita. Egli ci porta nel vasto mondo dei ricordi legati alla scoperta della prosa di Dostoevskij, intrecciati ad alcuni momenti salienti della sua personale esistenza.
Inizia regalandoci il racconto dell’istante in cui ha scoperto lo scrittore russo tra le pagine di "Delitto e castigo", la prima volta, giovanissimo, aprendo in lui uno squarcio, una ferita, che sanguina ancora.
Siamo insetti o siamo Napoleone?
Dalla lettura di Dostoevskij nascono difficili domande in Nori. Egli si muove tra passato e presente, addensando la sua vita e quella di Fëdor in una nebulosa di ricordi; si sofferma sui personaggi, quelli dei romanzi di Dostoevskij, singolari eppure così attuali.
Ecco, a me sembra che Dostoevskij, e i suoi personaggi, si stupiscano, spesso,
non dell’ignoranza altrui, ma della propria ignoranza, dei propri difetti, della propria cattiveria, delle proprie limitazioni,
e che invece di nasconderli, li mettano in mostra: guardate, guardate che spettacolo.
La qualità di Dostoevskij non è la scrittura in sé, criticata da molti, nella lotta di preferenza tra Dostoevskij o Tolstoj, bensì la vicinanza al lettore, il tono intimo e allo stesso tempo sicuro.
Paolo Nori scandisce i momenti salienti della incredibile, burrascosa vita di Dostoevskij con uno stile colloquiale, personale, divertente. Capitolo dopo capitolo, si attraversano due mondi distanti tra loro eppure così vicini. Da una parte la Russia di due secoli fa, nella quale si muove il genio con le sue storie, le sue ribellioni, le sue malattie, i suoi romanzi, le sue contraddizioni; dall’altra l’Emilia-Romagna di Paolo Nori, dei suoi cinquanta e passa anni, della sua esperienza con la cultura russa e con la vita.
Pagina dopo pagina, mi sono ritrovata davanti a un buon bicchiere di vino, in una trattoria, di quelle belle, a Parma (Nori permetterà la digressione del mio immaginario). E c’eravamo, io e Nori, mezzi ciucchi, (che non so neanche se beve, Nori), a raccontar storie russe lui, ad ascoltarle io.
E dopo l’ultima pagina, ho pensato che mi mancheranno le sue disquisizioni su chi fosse il responsabile delle sofferenze di Fëdor, chi avesse ragione tra i critici e i colleghi del suo tempo nel ritenerlo genio dissoluto e, allo stesso tempo, una persona cattiva, schiava del gioco, o peggio ancora, soltanto un forzato.
E ho immaginato, ancora, una lezione tenuta dal prof. Nori, mentre con il suo tono colloquiale, introduce il tema delle due mogli di Dostoevskij e schietto e sincero, dichiara di parteggiare per la seconda.
E mi è venuta voglia di rileggere "Delitto e castigo" che, come Nori, ho letto da ragazzina e mai più, perché sanguina ancora.
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Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Formato: Rilegato
Pubblicato: 13/04/2021
Pagine: 288
Lingua: Italiano
Isbn o codice id: 9788804722557
© Chiara Bianchi
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