Il Libro della Creazione di Sarah Blau
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Si dice che la prima e ultima parola che pronunciamo sia una sola: mamma. Qual è stata la vostra, a parte i suoni gutturali, i versi o i tentativi di mettere insieme le lettere è formare qualcosa che avesse senso?
Per Telma la prima parola non è stata “mamma” e non è successo mentre giocava sull’altalena o dormiva nel lettino. È accaduto nella stanza del rabbino Stauber, quando aveva quattro anni. Forse è per questo che riesce a ricordarlo: era già abbastanza grande. Si trovava in compagnia della nonna Gerta e della cugina Nilli e prima di allora non aveva mai detto nulla, a differenza di Nilli, così chiacchierona, così bella e sveglia, eterno confronto di paragone.
Quel giorno Nonna Gerta la esortava a parlare, il rabbino Stauber invece la mandò in un angolo a giocare con dei pezzi di plastilina. Tra le sue mani quei pezzi presero la forma di un pupazzo e ridendo e accarezzando la figura, Telma pronunciò la sua prima parola:
“Uomo”.
Sia la nonna che il rabbino non sembrarono affatto contenti, anzi, erano molto spaventati ed entrambi erano consapevoli di cosa ci stava dietro quella parola.
Nonna Gerta, scampata al rogo del ghetto di Varsavia, doveva saperla molto lunga perché quando morì, in circostante poco chiare, lasciò a Telma la casa nella quale abitava e poi la vera eredità, un piccolo libro, Il Libro della Creazione, con i rituali magici per creare dalla terra, il golem.
Il Golem, quello della leggenda, è un gigante di argilla, forte e ubbidiente, difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Sempre secondo la leggenda, chi conosce la cabala e i poteri legati ai nomi di Dio, può fabbricare un golem, pronunciando una combinazione di lettere.
Telma, ormai trentenne, insoddisfatta della vita e del suo corpo (il romanzo inizia proprio con lei che si osserva disgustata davanti allo specchio), stanca di rispettare le regole e le celebrazioni ultraortodosse della sua famiglia, esausta per l’amore non ricambiato verso il cugino Chanan e la competizione con la cugina Nilli... ha tutti i motivi per fare quello che il lascito della nonna gli consente di fare: creare un golem. Non quello della leggenda ma l’uomo perfetto, Shaul, l’amante che ha sempre desiderato, un compagno che le dia amore e sicurezza, sensazioni che le sono sempre state negate da una famiglia e un’educazione religiosa basata sulla vergogna e sull’annullamento del desiderio.
Tuttavia l’equilibrio va mantenuto: per ogni cosa che nasce un’altra deve morire. Telma conoscerà l’amore ma dovrà anche lottare per salvare le persone che ama dalla figura distruttrice che ha plasmato con le sue mani.
"Il Libro della Creazione" è una fiaba moderna e nera, ma intrisa di colori accesi, pulsioni e contrasti.
Pulita e sporca allo stesso tempo, come un bacio alla liquirizia, la terra bagnata dalla pioggia. Come il lenzuolo dopo una notte d’amore.
“Le due bocche del mio corpo si sono scambiate i ruoli: la chiacchierona, quella che sta in fondo alla faccia, è al momento ammutolita, mentre l’altra, quella che sta fra le gambe, è scatenata, secerne e urla a gran voce, dopo tutti questi anni di silenzio.
Io brucio fra le lenzuola sporche, sfinita e porca”.
Un fiaba in cui Telma è la principessa da salvare e anche il principe azzurro e come in una fiaba che si rispetti, si percepisce il potere che hanno le parole: non solo quelle che appartengono alla magia ma anche quelle dette e soprattutto quelle taciute.
Potete vedere l’intervista all’autrice da parte del Covo della Ladra, anteprima dell’incontro online che si è tenuto il 25 ottobre in occasione del Bookpride.
Il Libro della Creazione
Sarah Blau
Pagine: 288
Editore: Carbonio Editore
Uscita: 1 ottobre 2020
L’autrice
Sarah Blau è nata nel 1973 nella cittadina di Bnei Brak, vicino Tel Aviv. Scrittrice, drammaturga e attrice, è considerata una delle voci più audaci e innovative della letteratura israeliana contemporanea. Conosciuta per il suo approccio originale e femminista alla cultura ebraica ortodossa, scrive su diverse testate ed è spesso ospite di programmi televisivi e radiofonici.
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© Paolo Perlini