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Lucy è una ragazza di provincia, figlia di una coppia disfunzionale. La madre, bella e indomita, mal sopporta le responsabilità della vita coniugale e familiare. Il padre, immaturo e inaffidabile, lavoricchia alzando spesso il gomito e assentandosi sovente da casa. Ed infine un fratello, nato sordo, che col suo handicap e il bisogno di attenzioni fa precipitare la coppia già in crisi.
Quella di Lucy sembra essere una vita alla costante ricerca della propria identità, di un luogo al quale appartenere, di un ambiente affine alla propria natura, rimbalzando tra la semplice provincia del Sunderland, le radici irlandesi nel Donegal e il trambusto metropolitano londinese, sotto cieli cupi, tra onde grigie nelle quali tuffarsi e ghiacciare e notti lunghe e chiassose.
Vediamo Lucy crescere con difficoltà, scoprire ansiosamente il proprio corpo, slegata in ogni sua parte, testa, cuore e sesso; attenta alla moda, accanto ad una madre bella e disinvolta, tutta profumo e trucco impeccabile, cerca il proprio stile, esagerando, cercando di distinguersi dalla massa, spingendo sempre più lontano i propri limiti.
Quando poi la presenza materna diventa troppo ingombrante e i rapporti familiari troppo logori decide di allontanarsi per la grande città, Londra, desiderosa di indipendenza e di affrontare la paura di non essere abbastanza brava, in gamba e notevole. E ottiene dei risultati, placando in parte quella fame di successo alla quale sembrava di non essere destinata per le sue radici.
Filo conduttore del racconto sembra essere l'alcool; le birrerie e i pub dove incontrarsi con gli amici e trovare l'amore, nei piccoli centri dove ci si conosce tutti; le feste metropolitane dove ubriacarsi e drogarsi, tra il fiato pesante di personaggi inquieti e torbidi e proposte indecenti; la bottiglia solitaria come evasione dalle proprie responsabilità, rischiando di perdersi e non tornare più a casa; e infine il bar visto da dietro il bancone, dal quale osservare vite alle quali si vorrebbe assomigliare, spillando birre e sognando evasioni.
Quello che si ottiene è un romanzo di formazione in confezione nevroromantica, interessante, ma che purtroppo vede nella scrittura creativa di cui si fregia un grosso limite, risultando di difficile lettura per i periodi tronchi, i continui salti temporali, il ritmo sincopato e la prosa piuttosto criptica. Tanti periodi eleganti, densi, ma slegati, restano sparsi come tante tracce dalle quali non si riesce a seguire il cammino.
Titolo: Acqua Salata
Autore: Jessica Andrews
Edizioni: NN Editore
Collana: La Stagione
Genere: Romanzo
Uscita: 30 gennaio 2020
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© Erika Casciello