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Lo conoscete il rumore che fa un cuore che si rompe?
È lo stesso di un vaso di porcellana che si schianta sul pavimento e si sbriciola in mille pezzi. Un grande dolore è un pugno di cocci che sbattono tra loro creando quasi una melodia.
Ce lo racconta così il dolore Giovanni Masi - tramite le illustrazioni splendide di Rita Petruccioli - in “Frantumi”, in uscita l’1 giugno per Bao Publishing.
È difficile riuscire a racchiudere questa storia in poche parole che non rivelino nulla, perché questa storia è riuscita ad arrivare in quel punto dove raramente si riesce ad arrivare.
Il punto di cui parlo è il centro del cuore, quello che regola i sentimenti.
Attraverso una incredibile sintesi grafica che contraddistingue lo stile di Rita, che già avevo ammirato e amato alla mostra della scorsa edizione di ARF - Festival del fumetto di Roma, si è travolti da questo oceano di schegge colorate dalla prima all’ultima pagina. I colori sono intensi e non lasciano spazio alle sfumature. Credo che la scelta dello stile grafico di Rita sia perfetta per raccontare una storia che non si può definire altro che intensa.
Rita e Giovanni ci fanno capire che spesso non servono tante parole o troppe sfumature per raccontare qualcosa di grande impatto, ma che a volte uno sguardo (ben disegnato) è sufficiente a comunicare quello che nemmeno un dizionario intero sarebbe in grado di fare.
È la storia di Mattia che si trova a fare i conti con il dolore e la paura, sperduto su una onirica isola dove gli abitanti (che non sono abitanti veri e propri, ma non posso davvero dirvi di più o rischierei di rovinare tutto) hanno tutti una caratteristica in comune con il protagonista: ricercano pezzi di se stessi. Aiutato da una ragazza misteriosa, Laila, Mattia compie il suo cammino alla ricerca di se stesso nel mare tormentato della sua anima in pezzi.
La storia che Giovanni stende sui disegni della Petruccioli è la storia di tutti noi. Immedesimarsi in Mattia è quasi naturale perché tutti ci siamo trovati a cercare quei pezzi mancanti almeno una volta nella vita. E sì, è doloroso.
Ogni crepa che si apre nei disegni (e anche per comprendere meglio questa affermazione dovreste proprio guardarvi le tavole) è riuscita a farmi provare un dolore familiare.
Andare in pezzi è una situazione che ho conosciuto, che probabilmente conoscerò di nuovo come l’avete conosciuta voi e la riconoscerete (non perché io ve la stia tirando ma è inevitabile, c'est la vie come direbbero i francesi).
“Frantumi” è un viaggio dove il reale e l’irreale si fondono su un unico piano e abbracciano un unico scopo: ritrovare se stessi e capire perché ci si era persi, accettare il dolore e andare avanti.
“Frantumi” è una canzone malinconica e potente al tempo stesso, e mi viene spontaneo citare Cohen perché mai canzone fu più appropriata:
“There is a crack in everything
That’s how the light gets in.”
(Leonard Cohen, Anthem)
C’è una crepa in ogni cosa. È così che entra la luce.
“Frantumi” è una lezione da ricordare, affrontata con delicatezza e semplicità dai suoi creatori. Correte anche il rischio di commuovervi sul finale.
Io ammetto di avere pianto almeno dieci minuti, ma di quei pianti che finiscono con un sorriso quando capisci di avercela sempre fatta e dalle tue crepe adesso esce una gran luce.
Non importa se restano i segni, perché da quei segni abbiamo imparato sicuramente qualcosa.
Titolo: Frantumi
Autori: Giovanni Masi, Rita Petruccioli
Editore: Bao Publishing
Uscita: 1 giugno 2017
Formato: cartonato, 19x26
Pagine: 128 pp.
Genere: Non ritorni
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© Giulia Cristofori