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Quando ero piccolo (dico "piccolo" perché nella fase di maturazione gli anni della giovinezza diventano sempre più minuscoli), gestivo un ufficio caritatevole con un compagno di servizio civile. Lui stava terminando i suoi mesi di servizio e io stavo iniziando i miei venti. Quando arrivò il momento del suo congedo, trascorremmo una settimana avviliti come passeri bagnati, tristi come un mocio sfibrato, malinconici come una chitarra blues. Davanti a me immaginavo diciassette mesi di tristezza mentre lui doveva preoccuparsi del futuro: lavoro, automobile, matrimonio, figli, eccetera.
Per chi ha letto le prime serie di "Magnifico!" della Manfont, questo è un tema ricorrente.
Il primo episodio iniziava proprio così:
“C’è questo momento in cui devi fare un salto.
È tutto buio davanti…non vedi la strada!
Non sai neanche se c’è. La strada!
E non hai scelta! Devi saltare!”
È il salto che deve fare Alessio, una matricola che va a vivere insieme a Oscar, un tizio con laurea triennale e Luca, già laureato e in cerca di lavoro. Il primo è un po’ ingenuo, il secondo sembra saperla lunga in fatto di ragazze e di scherzi. Il terzo cerca di fare il salto definitivo ma gli piace rimanere ancora in quell’appartamento di studenti, tra partite alla Playstation e tutto quello che riempie le giornate degli studenti universitari. E poi c’è Leo, un ipocondriaco che compare poco e parla ancora meno ma nella sua testa circolano gli hashtag e per me è la figura più divertente. E infine c’è Aurora, la ragazza contesa fra Luca, il nostro protagonista, e il Master, un biondo autoritario, dotato di fascino e codino.
Insomma, in queste tavole c’è tutto il mondo quotidiano, la difficile arte della convivenza, gelosie, ripicche ma anche espressioni di sincera amicizia.
Il pregio di questo fumetto è che le situazioni, i patimenti d’animo dei protagonisti possono essere traslati in qualsiasi ambiente: una squadretta di calcio, un gruppo di boyscout, una band rock o il circolo del tartufo. C’è sempre il nonno, quello che sta lì da più tempo e c’è sempre la recluta, l’ultimo arrivato, che deve rispettare le gerarchie, le dinamiche. Poi avviene il cambio, il vecchio se ne va e la recluta passa di grado.
"Magnifico!" è giunto alla terza serie, o meglio, alla sua quarta uscita, perché il volume "Erasmus" è una storia parallela al terzo episodio, una narrazione che nasce dalla testa e dalla matita di Pietro B. Zemelo, collaboratore del settimanale Topolino.
Una bella penna, precisa e chiara, e in "Erasmus" lo trovo più convincente perché a differenza dei precedenti episodi non ho visto nei personaggi le espressioni trasfigurate, quasi in stile manga che a mio parere erano esagerate.
Sono curioso di vedere quante saranno queste serie, come si evolveranno, se i protagonisti arriveranno ad avere cinquant’anni o se saranno sempre fermi alla stessa età, come Tex o Topolino. Sono curioso di capire se succederà come nel mio caso e tutto affogherà nell’indifferenza.
Perché il mio compagno di servizio civile, con il quale ho condiviso tre mesi di lavoro e una settimana di malinconia, non ha più un nome, non lo ricordo ma siccome un nome non lo si nega a nessuno, provvisoriamente lo chiamo Stefano. Ebbene, i nostri salti sono stati definitivi, una settimana o due di tristezza e poi si è cancellato tutto.
Ora, da un po’ di tempo lo vedo, corre nello stesso parco che frequento io. L’ho riconosciuto, anche se è ingrassato. Forse pure lui mi ha riconosciuto, anche se non ho più i capelli lunghi e pure la barba si è accorciata, ma gli occhi sono gli stessi. Ebbene, ci sfioriamo ma è come se non ci fossimo mai conosciuti. Giriamo perfino in senso contrario! Qualche volta mi viene voglia di invertire la marcia, affiancarmi a lui, dargli un pizzicotto e dirgli: “Ehi Stefano, ti ricordi di quella volta che…”
© Paolo Perlini