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Come avrete ormai capito, noi di CrunchEd siamo costantemente e forsennatamente affamati di arte e non possiamo perdere l’occasione di gettarci da un banchetto all’altro. È una questione di sopravvivenza.
Per questo siamo pronti e armati per un assalto fulminea ma efficace all’imminente Comicon 2019.
E per un’anteprima nell’anteprima, oggi vorremmo proporvi un assaggio di "Luce", di Simone Prisco, graphic novel edita da Douglas Edizioni che sarà presentata, per l’appunto, in anteprima al Comicon.
Con "Luce" quello che vi si presenterà davanti è un percorso visivo lancinante e cupamente variopinto. A partire dallo stile del disegno, il tratto disordinato e aggrovigliato ci comunica con estrema chiarezza una confusione psichica, dolorosa e ottenebrante.
Alcuni colori predominano, portando con sé metafore e scandendo momenti chiave per Grace, la protagonista, persa in se stessa e in un abisso che si farà gradualmente più profondo e pericoloso. Il dolore narrato per immagini diventa dolore percepito per chi legge, inequivocabile e inevitabile. Forme accennate di corpi ed espressioni diventano da subito contorni riconoscibili, simboli della realtà di Grace che riusciamo a decifrare con istantanea familiarità, quasi fosse anche la nostra distorta realtà.
Le voci assordanti e le allucinazioni che la accompagnano e la tormentano diventano nostre (o riportano alla memoria mostri dimenticati meno feroci ma affini?), i ballon ingombrano la mente della protagonista come ingombrano le vignette, interrompendo immagini e imponendosi fin nell’esperienza di lettura stessa.
Il ritmo della narrazione è fluido, si beve come una medicina amara, sperando che alla fine ci sia un’utilità, un senso, un riscatto. In effetti la luce più accecante la si può trovare solo nell’oscurità più assoluta.
Il contesto, il passato della protagonista e la descrizione di ciò che accade diventano componenti quasi marginali rispetto all’atmosfera contesa tra le numerose ombre e i colori netti. Ad essere narrati sono il processo di perdita di sé, la sofferenza che diventa malattia, che attanaglia, devasta e confonde.
Il resto è un pretesto scenografico dolorosamente efficace sul quale viene presentata questa discesa in luoghi estranei i quali però devono essere sondati. Per evitare che si riempiano di presenze indesiderate, per conoscerci e proteggerci.
Con un linguaggio essenziale e senza forzature, "Luce" ci getta nel buio della disperazione per mostrarci che da esso esiste una via d’uscita. Lasciateglielo fare, ne vale la pena.
© Ombretta Blasucci