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Chi sia la Pixar Animation Studios lo sappiamo un po’ tutti.
Nata come divisione della Lucasfilm e dulcis in fundo diventata proprietà del colosso dell’animazione Walt Disney, ridendo e scherzando quest’anno la Pixar compie 30 anni.
Tre decadi in cui ci ha regalato fra i più bei lungometraggi animati che potrei forse citare uno per uno e per ognuno snocciolare milioni di parole.
Conditi di una delicatezza che è sempre stata cavallo di battaglia di casa Disney, anche la Pixar ci ha fatto conoscere aspetti della vita allevandoci pieni di sogni e di realtà contrapposte.
Ci hanno insegnato cos’è l’inquinamento con “Wall-E” e come si affronta la paura del buio con “Monsters & Co”.
Ci hanno fatto nuotare mostrandoci cosa c’è sul fondale dell’oceano con “Alla ricerca di Nemo” (e il più recente “Alla ricerca di Dory”) fino a raccontarci la morte con “Up”. Ci hanno infarcito di emozioni e ci hanno pure fatto vedere il loro volto con “Inside Out”.
Ma Pixar non è solo sorprendenti lungometraggi.
Pixar è madre di numerosi capolavori che vanno dai 4 ai 6 minuti. Piccole perle che, nonostante la breve durata, riescono sempre a strapparci un sorriso e una lacrima.
E se con “Knick Knack” (il pupazzo di neve che tenta la fuga dalla boccia di vetro. Ve lo ricordate, vero?) ci hanno fatto sorridere, con “La Luna” ci hanno incollato allo schermo sognanti. Poi ci siamo commossi con “Lava” e con quella canzoncina straziante-romantica-irresistibile rimasta in testa per giorni.
Per il loro trentesimo compleanno potevano lasciarci a bocca asciutta? Ovviamente no.
Ed eccoli, Lou Hamou-Lhadj e Andrew Coats, due animatori Pixar che in cinque anni sono riusciti a scrivere, animare e realizzare “Borrowed Time” nel loro tempo libero.
Presentato e proiettato in vari festival, il nuovo gioiello di casa Pixar ci è stato regalato in rete per un tempo limitato (come dice il titolo stesso d’altronde).
Io, fossi in voi, correrei a vederlo.
Non adatto a un pubblico di piccini, “Borrowed Time” racchiude in sé l’amarezza della perdita e la dura accettazione del senso di colpa. Con un insieme di colori pazzesco e di musiche altrettanto notevoli, i due animatori ci portano sul dirupo e ci fanno guardare giù. Dove forse, prima o poi, tutti dobbiamo guardare con il rischio di avere le vertigini.
Il tempo è in prestito, non sprechiamolo.
© Giulia Cristofori