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Un esordio, che in realtà esordio non è, molto convincente per Gianluca D'Ingecco, che si conferma artista di livello e promessa del panorama elettronico italiano
Per pubblicare un album come “Linear Burns” in un momento come questo ci vuole una certa dose di coraggio; sì perché al primo ascolto questo lavoro mi fa salire il magone per tutte quelle serate che vorrei fare, ma che ora sono solo un sogno.
E ci vuole anche molta bravura ed una grande visione d'insieme per confezionare un album così, oltretutto completamente autoprodotto.
D.In.Ge.Cc.o si dimostra compositore poliedrico, con la grande capacità di piegare al suo volere i canoni del genere, infarcendo il suo lavoro di richiami a diversi generi che trasformano “Linear Burns” in un vero e proprio viaggio, a cavallo fra futuro e passato.
E non potrebbe essere altrimenti, visto che lo stesso autore dichiara di odiare il presente.
Così, partendo dall'elettronica ci troviamo a costeggiare atmosfere funky (Much Funky than Eggs), per poi ritrovarci circondati da suoni jazz (Jazzy Trasforming Nazi) e, all'improvviso ci troviamo immersi in paesaggi urbani (Chicago), dal sapore futurista, in un inno ad una delle capitali del genere.
Nonostante sia un album molto denso, carico di atmosfere a volte pesanti, riuscirà a farsi apprezzare anche da chi non è molto propenso a certi ascolti; certo non tutti i brani hanno lo stesso appeal, ed alcuni non sembrano avere l'impatto giusto, ma nel complesso è un disco che vale davvero la pena ascoltare, e alla fine riuscirà a conquistare anche i più scettici.
Se chiudete gli occhi ed alzate il volume, vi sembrerà di stare in uno di quei piccoli club, bui, dove si suda parecchio e non ci sono problemi.
Di questi tempi non mi sembra poco, siete d'accordo?
Brani Migliori: Foreign Doors, Glorydumm
© Luca Cameli