Zen Circus – L' Ultima Casa Accogliente

Zen Circus – L' Ultima Casa Accogliente

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Zen Circus – L' Ultima Casa Accogliente
Undicesimo album per la band di Appino, che si conferma sempre di più come un punto fermo della scena rock italiana

C'è qualcosa di diverso in questo nuovo album dei Zen Circus, ma al tempo stesso familiare, rassicurante, oserei dire.

Sembra tutto più curato, più consapevole. Ma forse è solo il riflesso dello status che i fans riconoscono alla band toscana che oramai da anni è un pezzo importante della musica italiana, perché gli Zen hanno sempre dimostrato di sapere bene cosa sono capaci di fare.

Così in un tempo sospeso, dilatato, ci regalano un lavoro intenso che forse non ha canzoni inno come altri lavori precedenti ma che ha la forza per rimanere nel tempo come succede solo ai grandi album. Decisamente più strutturato e profondo dal punto sonoro, nonostante tutte le difficoltà che ne hanno accompagnato la realizzazione, visto che cause di forza maggiore hanno impedito alla band di effettuare le registrazioni in Texas come era stato programmato.

Ora che siamo costretti a rimanere quasi immobili, come mai ci era successo, abbiamo bisogno di sentirci protetti, abbiamo bisogno di una Casa Accogliente; è forse questo il tema centrale di questo album. 
Ma qual è la nostra casa accogliente?
Può essere una casa, convenzionale, ma con quelle quattro mura che a volte si fanno prigione, può essere un altra persona, ma può anche essere dentro di noi.

Questo ci raccontano gli Zen, e lo fanno a modo loro, con quell'attitudine che sa di punk, sfacciata, dissacrante, ma mai banale.

Un disco complicato, figlio di un momento complicato. L'ennesimo salto in avanti di questa band che ci ha mandato tutti affanculo, che si è presentata al Festival di Sanremo con un pezzo senza ritornello e che, così facendo, si è guadagnata sul campo una credibilità invidiabile, senza mai snaturarsi, senza scendere a compromessi.

Ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, risaltano le doti autorali di Appino, che si mette spesso a nudo, sempre a modo suo, con quella punta di sarcasmo, di ironia amara che riesce a strapparti quasi un sorriso anche quando ci parla della recente malattia del padre (Catrame).
Che ti fa annuire a tempo in quel crescendo emotivo che è “Non” (non è l'amore a farci pezzi.../salvami da quello che voglio, dal male profondo) e che ti ricorda come certe scelte che fai nella vita te le porterai dentro per sempre (Bestia Rara).

Con uno sguardo al passato ci si interroga sul futuro (2050) e nella title track che chiude l'album si riassume il tutto, trovando in qualcuno la propria casa accogliente (e niente, sei il mio continente/la mia casa accogliente) con una coda strumentale bellissima che alza la tensione, facendoti venire voglia di ricominciare da capo.

Ponendoci le stesse domande, trovando sempre risposte nuove, alla continua ricerca della nostra casa accogliente che può essere il nostro stesso corpo, così insignificante in tutta la sua fragilità, fino al mondo intero.

E se proprio non riusciamo a trovarla, possiamo sempre rifugiarci nel circo Zen, che ci farà sempre sentire a casa.

Brani Migliori: Non, L' Ultima Casa Accogliente, Bestia Rara

© Luca Cameli 

 

 

 

 

 

 

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