L’inizio dell’autunno è un momento cruciale. L’avanzata più o meno lenta del freddo fa aumentare l’appetito di CrunchEd che si ritrova circondato di programmazioni, fiere, eventi, nuove uscite di dischi, serie tv e fumetti, nel fermento di quello che, in sostanza, è il vero inizio dell’anno. 1 Gennaio non sei all’altezza, anzi, vedi di levarti che dobbiamo gettarci su questo lauto pasto dopo un affamante letargo estivo.
Le condizioni meteorologiche sono anche perfette per riprendere l’abuso di tè e tisane mentre si assapora il bottino di dischi e libri appena conquistati e si riflette sui massimi sistemi, ad esempio sulla vastità dell’espressione. E siccome su CrunchEd oltre ad essere sempre affamati siamo anche lievemente sadici e spietati, non lasceremo cadere la precedente frase nel vuoto. Perché è una materia troppo interessante. E prima ancora di sondare i modi in cui si manifesta la necessità di esprimere, non si può fare a meno di domandarsi da dove viene quella necessità. O è un’istinto? Un archetipo? Nasce in tutti? Sopravvive in pochi? Loop di domande.
L’unica risposta informe che in qualche modo ha soddisfatto questa fame di comprensione è che la necessità di esprimere nasce da un bisogno che deve essere soddisfatto. La formulazione di un linguaggio è stata determinante perché ha permesso di chiedere aiuto, collaborazione o semplice risposta empatica a quel bisogno. Tutto bene finché le parole non sono più sufficienti alla comunicazione e ne diventano ostacolo. Allora un qualsiasi altro metodo, dalla musica alle arti figurative, poiché per addomesticare le parole e addestrarle alla prosa e alla poesia è necessario un tempo maggiore, è ciò di cui non si può fare a meno, sia dopo l’insufficienza delle parole sia prima dell’esistenza stessa di un linguaggio. Perché la necessità di esprimere c’era già. E a parte la soddisfazione di un bisogno primario come mangiare o lenire una ferita, c’è dell’altro che muove questa fissazione con l’esprimere sensazioni, ricordi, visioni. Ci si ritrova ad esserne trascesi. E, che ci siano o meno spettatori, non si riesce a contenere quel vortice. Se lasciato a se stesso verrebbe inghiottito nel buio limite della memoria umana. Se espresso può stabilizzarsi e placarsi. Anche qualora il supporto fisico sul quale avviene l’espressione venisse distrutto. L’indispensabile è il processo di liberazione di ciò che non può essere contenuto interiormente. In questo, la necessità di esprimere è esaudita. Una volta dotata di forma, qualsiasi essa sia, l’espressione è libera di fare il suo corso e di raggiungere, eventualmente, altri occhi, altre orecchie, altre menti, altri stomaci, altri cuori. Se ci spingiamo nel dedalo delle diverse modalità in cui può avvenire l’espressione possiamo stare qui fino all’anno prossimo.
Avevo detto che l’autunno è un momento cruciale per CrunchEd, anche a livello riflessivo. A voi decidere se è una cosa positiva o negativa. Nel frattempo metto altra acqua sul fuoco, ché mi si è freddata la tisana.
© Ombretta Blasucci
Immagine di copertina di © Ombrella