Un eroe | Asghar Farhadi

Un eroe | Asghar Farhadi

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Un eroe (Asghar Farhadi – 2021)
parole di Simone Bachechi

Ci sono le leggi degli dei e ci sono le leggi degli uomini, poi ci sono uomini che incarnano la legge degli dei, come Socrate, Antigone, Gesù Cristo. Questa forse la migliore sintesi per descrivere il protagonista di Un eroe, l’ultimo film di Asghar Farhadi, Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2021, uscito da poco nelle nostre sale cinematografiche.

Rahim Sultani (Amir Jadidi) è un uomo onesto vittima delle altrui proiezioni, è costretto a fare i conti, non tanto con la propria coscienza quanto con la realtà che lo circonda.
Siamo nell’Iran contemporaneo, a Shiraz per la precisione. Rahim sta scontando in carcere una condanna per un debito che non è stato in grado di pagare. La pena può essere estinta risarcendo il creditore, il padre della moglie che Rahim ha abbandonato. Durante un permesso, la sua nuova compagna Farkhondeh (Sahar Goldoost) trova una borsa piena di monete d’oro. Che fare? Tenerla, saldando il debito o restituirla? Rahim decide di cercare la proprietaria e restituirgliela, atto che gli procura un encomio dalla direzione del carcere e una certa notorietà sulla stampa, in tv e sui social, oltre a poter costituire il suo strumento di riscatto. Il protagonista si trova ad affrontare una serie di prove per far valere la sua dignità, infatti, il suo nobile gesto scatena insinuazioni, rancori, rabbia e ripicche.
Un’amara allegoria della società iraniana contemporanea fondata sul sospetto, resistente a ogni cambiamento, dalla burocrazia asfissiante e deriva delle menti, sia a livello individuale che collettivo.
La sceneggiatura, perfettamente calibrata, riesce a rendere conto degli snodi complessi di una vicenda che interroga continuamente il rapporto tra verità e menzogna, ponendo il protagonista di fronte al giudizio altrui e alla minaccia di diffamazione.

In una spirale di eventi progressivamente drammatici, la scelta di Rahim verrà reinterpretata, contestata e, addirittura, falsificata. Un effetto domino che allontana il protagonista dalla possibilità di salvezza, mettendo sul banco dell’inquisizione non solo il prezzo della sua libertà, ma anche della sua reputazione.
All’opportunismo, al sensazionalismo morboso così tipico del nostro vivere contemporaneo a qualsiasi latitudine, Rahim contrappone il candore dell’idiota dostoevskijano alla ferma decisione di difendere la propria integrità morale - che richiama il passo del Vangelo di Luca (9,51-56): Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

Come in altri film di Farhadi - gli hanno valso l’Oscar Una separazione (2011) e Il cliente (2017) - le opere del cineasta iraniano sono indagini dalle forti implicazioni morali e riflessioni sull’inafferrabilità della verità. Non fa eccezione Un Eroe, nel quale la colonna sonora inesistente (una melodia al piano compare solo sul finale e accompagna ai titoli di coda) enfatizza la potenza dei dialoghi e lo snodo di una vicenda che lascia spazio a una riflessione anche una volta fuori dalla sala.




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