Zehn | Country Feedback

Zehn | Country Feedback

FORMAZIONE
Antonio Tortorello | voce, basso, chitarra, tastiere, sintetizzatore, percussioni, drum programming

GENERE
Indie-Rock

PROVENIENZA
Frosinone

SEGNI PARTICOLARI
Una voce naïf si adagia su note di fiati, tra sonorità Indie-Rock, armonie psichedeliche e Afro-Beat.

DISCOGRAFIA
2020 | Season Premiere - MiaCameretta Records
2022 | Intermission - MiaCameretta Records

«Don’t be afraid, don’t be scared… don’t count your come and goes.»


1. Come nasce il progetto Country Feedback?
Nel settembre del 2017 mi trovavo in Croazia per una breve vacanza. Da pochi mesi era giunto al termine il percorso dei 7 Training Days, band che ho fondato e nella quale ho militato per quasi 3 lustri. Avevo 42 anni e la convinzione di aver chiuso ormai con la musica suonata, ma non avevo fatto i conti con il ritorno degli LCD Soundsystem (anche loro fermi da un bel po’); durante quella settimana sull’isola di Brac io e Lucia, la mia compagna, ascoltammo in loop American Dream, e quando salimmo sul traghetto per tornare a casa decisi che la mia storia d’amore con le sette note meritava di vivere ancora un altro capitolo. 

Country Feedback è nato in questo modo, e man mano che andavo avanti nel flusso creativo di questo nuovo progetto mi sono reso conto di avere ancora tante cose da dire, sia a livello lirico che di linguaggio musicale. Ed è così che nell’arco di un mese da allora mi sono ritrovato con 12 canzoni praticamente finite e il desiderio di continuare ancora a emozionarmi scrivendo musica.

2. Tu sei il regista del progetto Country Feedback, colui che scrive e arrangia i pezzi, ma in studio hai sempre voluto diversi collaboratori. Com’è stato il rapporto con loro e come li hai diretti?
Vengo dalla “vecchia scuola” per cui la cosa più importante per me è quella di partire da rapporti umani solidi attorno ai quali poter costruire tutto il resto; in virtù di questo presupposto le collaborazioni sono state tutte estremamente appaganti. Ho scelto musicisti di alto profilo che hanno dedicato anima e corpo alla causa: ho fornito tutte le partiture già scritte chiedendo loro di eseguirle mettendoci dentro il cuore. Ed è quello che è successo.

3. Ascolti generi musicali differenti. Quali artisti o band credi possano aver influenzato la scrittura dei tuoi lavori?
Sicuramente un background fatto di Talking HeadsLCD Soundsystem, Damon Albarn, R.E.M., Eels, The National e dEUS, ai quali si è aggiunto un crescente amore per la musica afroamericana che nell’ultimo decennio ha letteralmente spostato le mie coordinate (da Gil Scott-Heron a Nas, dagli A Tribe Called Quest a Kendrick Lamar, da Ornette Coleman a Kanye West, da Stevie Wonder a Miles Davis).

Una parte interessante del processo creativo è vedere come input diametralmente opposti possano coesistere nel subconscio; quando compongo non penso a nulla, non ho riferimenti musicali ai quali attingo scientemente. Credo (o meglio, spero) sia così per tutti, ed è forse la parte più bella in assoluto: guardare questo flusso di infinite contaminazioni prendere vita in modalità imprevedibili e incontrollabili.

4. Sia Season Premiere che Intermission appartengono a una trilogia, sappiamo che un terzo album chiuderà il cerchio. Quali saranno le novità e le analogie con i lavori precedenti?

Mi piacerebbe tornare ad esplorare i territori dell’afrobeat, che è stato accennato nel primo disco e messo un po’ da parte con Intermission. Non mancheranno poi le consuete fughe psichedeliche e l’“obbligatoria” traccia strumentale :D 

5. Quando hai capito che la musica sarebbe stato il tuo “Safe Place” (cit.)?
Nella primavera del 1993, quando per due ore Steve Harris suonò il basso davanti ai miei occhi durante un concerto della sua band.

6. Sei un appassionato di cinema. Trovi ci sia un legame tra la tua musica e la settima arte?
Sì, fortissimo; si riscontra in tanti riferimenti che ho disseminato quasi in ogni testo, e nell’approccio cinematico di alcune composizioni (ad esempio Burning The Midnight Oil). Prima di Country Feedback ho composto anche diverse colonne sonore, a testimonianza di una passione che non solo è sempre stata molto presente nella mia vita, ma che è arrivata addirittura prima della musica stessa (Cupido ha scoccato la sua freccia nel maggio del 1988, quando guardai per la prima volta Shining di Stanley Kubrick; da allora è cambiato veramente tutto). 

7. In una tua canzone c’è un verso molto suggestivo: “When we were young, we were not scared”. Quando si diventa “grandi”, cosa effettivamente ci fa più paura?
La vita stessa. L’età adulta ha tanti vantaggi, ma porta con sé quel senso di consapevolezza che inevitabilmente tarpa le ali alla fantasia e alla spensieratezza. Diventa paradossalmente sempre più difficile essere coraggiosi; ci spaventano le conseguenze, le ripercussioni, l’istintività. E a volte scambiamo per saggezza solamente l’incapacità di affrontare le cose senza paura.

8. Quali sono i tuoi tre dischi preferiti di sempre?

Kid A - Radiohead - (2000 - EMI/Parlophone/Capitol)

Trust - Low - (2002 - Kranky Records)

Field Songs - Mark Lanegan - (2001 - Beggars Banquet)

9. Chi butteresti giù dalla torre:

 James Murphy o Damon Albarn?
È una domanda di una difficoltà clamorosa per cui mettiamola così: nutro una spropositata stima artistica nei confronti di Albarn, che considero realmente uno dei più grandi autori degli ultimi 40 anni, ma come ho detto prima, se James Murphy non avesse realizzato American Dream non sarebbe mai esistito Country Feedback… per cui a malincuore sono costretto a buttare giù il buon Damon!

10. Una frase o citazione per salutare i lettori di CrunchEd.

Vorrei innanzitutto ringraziarvi per lo spazio che mi avete concesso e per tutto quello che fate in nome dell’arte; realtà come la vostra sono sempre più rare e preziose.

Dopodiché mi piace l’idea di salutare voi e i lettori con questa frase estratta dalla mia Not quite my tempo“The right beat comes at last.”

È un invito alla meditazione e al prenderci cura del nostro tempo; un invito a osservare e riflettere, e a capire quando è il momento giusto per aprire una bottiglia di vino senza avere troppa fretta di farlo.
 Chi ha visto Sideways di Alexander Payne capirà. ?

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